AMORE ASIMMETRICO

AMORE ASIMMETRICO

Mi sono spesso meravigliato di come ognuno ami se stesso più di tutto. Eppure, su stesso, tiene il proprio giudizio in minor conto di quello altrui.

Marco Aurelio

Noi siamo la persona più importante che abbiamo. Vogliamo il meglio per noi stessi così come vorremmo sempre il meglio per il nostro partner. E’ su questo del resto che si basa l’Amore. Eppure verso noi stessi nutriamo un amore conflittuale ed asimmetrico. Un amore che è fortissimo su certi aspetti ed inesistente su altri.

Ci siamo mai chiesti come mai?

L’AMORE E LA PAURA

In genere siamo portati a credere che l’Amore sia un sentimento dolce, in grado di alleviare le sofferenze di un’Anima in pena.

L’Amore in realtà è un sentimento duro, intenso, difficile e che aumenta le sofferenze, non le diminuisce. Ma proprio per questo ci aiuta a diventare sempre più forti e sempre meno deboli.

Secondo i Greci l’Amore era figlio di Poros e Penìa, cioè nasce dall’Ingegno e dalla Povertà. Il fatto di essere figlio implica l’assunzione dei tratti caratteristici dei genitori. Platone, nel Simposio, ne dà la sua descrizione migliore:

In quanto figlio di Poros e di Penìa, Amore si trova in questa condizione: in primo luogo è sempre povero e tutt’altro che tenero e bello, come invece ritengono i più, anzi è aspro, incolto, sempre scalzo e senza casa, e si sdraia sulla terra nuda, dormendo all’aperto davanti alle porte e per le strade secondo la natura di sua madre, e sempre accompagnato dall’indigenza. Invece per parte di padre insidia i belli e i virtuosi, in quanto è coraggioso e ardito e veemente, e cacciatore astuto, sempre pronto a tessere intrighi, avido di sapienza, ricco di risorse, e per tutta la vita innamorato del sapere, mago ingegnoso, incantatore e sofista.

Platone

Oltre a Ingegno e Povertà, Amore si accompagna spesso anche a Paura. Ed è proprio la Paura che gli aggiunge la caratteristica dell’ asimmetria.

Con riferimento all’Amore verso noi stessi, la Paura di non sentirci consapevoli, capaci, intelligenti e forti a sufficienza o adeguati ci fa appoggiare al giudizio altrui piuttosto che al nostro.

Siamo incapaci di fidarci della persona che più amiamo al mondo.

Che rapporto potreste avere con il vostro partner se non vi fidate per nulla di lei o lui? Su che basi si potrebbe costruire un rapporto? Ve lo dico io: non si costruisce nulla su basi inesistenti. E’ proprio per questo che Marco si meraviglia: come si fa ad amare sè stessi e contemporaneamente a non fidarsi tenendo in maggiore considerazione il giudizio altrui?

RIPRISTINARE IL RAPPORTO CON SE’ STESSI

Di solito le relazioni si salvano attraverso il dialogo. Che poi sia burrascoso, conflittuale o pacifico e sereno non è rilevante. Ma è fondamentale parlarsi.

L’importanza del dialogo non cambia nel rapporto con sè stessi. Quando è stata l’ultima volta che abbiamo chiesto a noi stessi con sincerità: “Come stai?” e soprattutto, se lo abbiamo fatto e abbiamo scoperto di non stare bene, perchè non abbiamo fatto niente per aiutarci? Non serva che vi dica che il motivo è quasi certamente per la paura e più nello specifico per la paura del giudizio degli altri.

In realtà noi non siamo tenuti in scacco da quello che gli altri pensano di noi, dal loro giudizio. Noi siamo tenuti in scacco dal credere di sapere quello che gli altri pensano.

Questa censura immaginaria autoindotta è uno dei controlli sociali più potenti di cui siamo vittime ed è la ragione del nostro fallimento nella relazione con noi stessi.

Sacrifichiamo noi stessi per conformarci al gruppo di persone con cui siamo chiamati a vivere. Ma un sacrificio di se stessi non richiesto, fatto per paura e basato sull’ autoinganno ha senso? No, non lo ha. E se non ha senso, allora, perchè continuiamo a metterlo in atto?

Torniamo ad amarci pienamente sapendo che il credere di sapere non equivale al sapere e tanto meno equivale alla realtà.

Torniamo a prendere atto del fatto che possiamo essere felici con noi stessi e di noi stessi se ce lo permettiamo.