MEMENTO MORI

MEMENTO MORI

Non c’è più nulla di triste se ci sottraiamo alla paura della morte.

Seneca – Lettere a Lucilio IX, 78, 5

La Morte. La Chiave di Volta della Vita. Il seme più intimo del Coraggio.

Quanto spesso vogliamo dimenticarla rifiutandoci di vedere l’ovvio; e invece dobbiamo aprire gli occhi e fare della Razionalità il metallo con cui forgiare la lama che squarcia la Paura.

Vi dò un metodo per avere la morte sempre presente nella coscienza: guardate le ombre proiettate da chi vi sta attorno, da chi incrociate per strada, dalle persone con cui interagite; guardate la vostra stessa ombra, quella dei vostri figli, dei vostri genitori, dei vostri compagni e delle vostre compagne. Quella è la Morte. Ed è Sempre presente.

METODI PRATICI PER RICORDARSI DELLA MORTALITA’

Per identificare un essere umano, i Greci usavano il termine “mortale”: usare questo termine permetteva loro di ricordare che presto o tardi le Moire avrebbero tagliato il filo della loro Vita.

I Romani avevano predisposto il rito del “Memento Mori”: uno schiavo accompagnava sulla biga l’Imperatore o il Generale vittorioso di ritorno da una campagna di conquista e gli sussurrava all’orecchio “ricordati che morirai”. I romani non avevo spazio per la mancanza di pragmatismo e sapevano che danni potesse fare l’ Hybris, l’orgogliosa tracotanza che porta l’uomo a presumere della propria potenza e a ribellarsi contro l’ordine costituito, sia divino che umano.

E noi? Noi abbiamo completamente perso il contatto con questa dimensione della Vita.

Siamo sempre in cerca di certezze e l’unica che abbiamo la evitiamo come se non esistesse. A tal punto abbiamo perso il contatto con la realtà. Ma vivere lontani dalla realtà è equiparabile alla pazzia. E non ci deve confortare che, da questo punto di vista, questa follia sia così diffusa. Avete un metodo molto pragmatico, iniziate ad usarlo: ogni qual volta vi imbattete in un’ombra sappiate che siete al cospetto della Morte di chi la proietta. Questo è tanto più vero quando vi ritroverete ad osservare la vostra stessa Ombra.

Memento Mori.

VIVERE LA VITA ATTRAVERSO LA MORTE

Un po’ a causa di un’ iconografia lugubre, un po’ perchè disabituati ad investigare ciò che ci spaventa, abbiamo sempre allontanato qualsiasi pensiero relativo alla morte ed al morire.

Eppure pensare costantemente alla morte è l’unico modo per vivere pienamente. E gli Stoici lo sapevamo bene. Leggete Marco Aurelio, leggete Epitteto, leggete Seneca. Tutti loro hanno un rapporto quotidiano circa il pensiero di morire e questo semplicemente per essere certi, ogni giorno, di aver vissuto esattamente come volevano.

Capite quanta forza motivazionale può dare il pensiero di addormentarsi per non svegliarsi più o di svegliarsi per non addormentarsi più? Capite che urgenza impone questa consapevolezza nel vivere la vita al massimo che possiamo?

Siamo ormai disabituati a pensare in termini di qualità e ragioniamo solo per quantità.

Un esempio lampante: quando muore qualcuno qual è la prima cosa che chiediamo? Quanti anni aveva la persona andata via.

E perchè invece non chiediamo mai come ha vissuto?

Che senso ha una vita lunga nel quale si è morti inconsapevoli e ignoranti così come si è nati? Che spreco di tempo!

Bisogna quotidianamente pensare all’Ombra che ci segue e dar conto a lei di come stiamo portando avanti la nostra vita.

Bisogna immaginare che questa Ombra, proprio come lo schiavo dell’Imperatore, ci sussurri costantemente “memento mori” …

E poi? Le alternative sono due: lasciarsi atterrire dalla nostra mortalità oppure esplodere di vita e realizzarci pienamente in modo che, se la morte ci coglie, sappiamo di poterla guardare dritto negli occhi con il sorriso sulle labbra.

E’ questo ciò a cui dobbiamo mirare, sorridere davanti al Nulla perchè, nel nostro piccolo, noi abbiamo realizzato Tutto.

Come ultima cosa, vi lascio delle considerazioni “geometriche” sul tema e fatte da un Grande dei nostri tempi: Luciano de Crescenzo.

MACTE ANIMO!