LA DISCIPLINA DEL GIOCO

LA DISCIPLINA DEL GIOCO

A Sparta leoni, a Efeso volpi.

Detto Greco

Nelle Diatribe Epitteto lascia poco margine a giustificazioni e semplificazioni circa il percorso filosofico a cui siamo chiamati.

Usando questo detto, si riferiva ai suoi dicendo loro:

Questo detto starà bene riferito anche a noi: a scuola siamo leoni, fuori volpi.

Cosa intendeva? Semplicemente che, riconoscere la verità di qualcosa, è insufficiente. Bisogna praticare e non solo parlare.

Bisogna agire attivamente e con consapevolezza per far subentrare l’abitudine guidata dalla razionalità al comportamento istintivo.

E’ un processo lungo, che richiede pratica e impegno costanti.

Ma, ormai abbiamo un’esperienza di vita tale per cui sappiamo già cosa succede quando qualcosa richiede pratica e impegno: restiamo ammirati da questa nuova attività, decidiamo con molto entusiasmo di lanciarci nelle sue pratiche, veniamo sommersi dalla mole di lavoro da fare, ci scopriamo molto più piccoli ed indientro in termini di sviluppo di quanto non pensassimo. Ci sentiamo frustrati. Continuiamo masochisticamente nel processo finchè dopo un intervallo di tempo più o meno breve ci dedichiamo ad una nuova attività che sembra essere più gestibile.

Ed è un peccato perchè il filone d’oro in realtà lo avevamo trovato davvero ma abbiamo preferito lo stagno.

In questo processo i nodi chiave sono due: la motivazione e la continuità nell’impegno. Ma bisogna fare chiarezza circa la loro vera Natura affinchè siano efficaci.

Come possiamo rendere queste due chiavi le fondamenta della nostra opera senza che vengano meno?

OPUS

Nel suo “Opus” Pietro Trabucchi esamina con molta cura l’origine dell’ automotivazione e della disciplina dando anche diversi consigli applicativi che personalmente ritengo illuminanti.

Tra gli altri, Pietro descrive molto chiaramente di cosa è fatta la Disciplina. Lui usa il terminine “Passione” per descrivere uno stato interiore che differisce la gratificazione immediata in vista di un piacere futuro e che è la radice della Disciplina.

Questo che cosa implica? Che innanzitutto dobbiamo in qualche modo inserire il Piacere nell’equazione. La Disciplina infatti non è necessariamente sinonimo di rigore o austerità. Questa visione distorta delle cose credo sia al fondamento di larga parte di ciò che crediamo dover fare.

Se vogliamo avere Disciplina, se vogliamo continuità dalle nostre azioni, ci devono piacere.

Semmai, scegliamo bene all’inizio ciò che vogliamo intraprendere. Questa è Disciplina.

Bisogna imparare a non vagare più.

Torniamo al piacere. Perchè ci piace fare qualcosa? Perchè ci sentiamo capaci di farla.

E quando siamo capaci di fare qualcosa? Quando sentiamo di poterla controllare.

E come si costruisce allora questo senso di controllo? A piccoli passi accompagnati da piccole gratificazioni. Con pazienza.

RICERCARE IL PIACERE E’ LA VIA PIU’ BREVE PER LA DISCIPLINA

Praticare con continuità, animati da piccoli successi basati su una pratica sostenibile e protratta nel tempo che aumenta il senso di controllo.

Ecco l’intima natura della Disciplina.

Spesso scrittori come Jocko Willink usano altri approcci e vedono la Disciplina in modo diametralmente opposto.

Ma ora vi faccio una domanda: di tutti coloro i quali leggono i suoi libri, qual è il tasso di successo? In quanti si trasformano in quello che lui descrive o propone? Io credo che, a parte un primo momento nel quale la motivazione è alta e ci si sente carichi, finisca tutto abbastanza velocemente in un fuoco di paglia aggravato da un senso di frustrazione ed inadeguatezza per esserci trasformati proprio in quello da cui volevamo fuggire.

Io la vedo diversamente e parto da una constatazioe fattuale: il cervello fa ciò che gli piace e evita in tutte le maniere ciò che odia. Il cervello rettiliano in questo è iper efficiente bloccando sul nascere qualsiasi dispersione di energie che non sia veicolata a trarre piacere. Il cervello rettiliano tra l’altro è lo strato più antico, più forte e non è disattivabile in alcun modo.

Ciononostante noi Progredienti abbiamo compreso che dobbiamo applicare sempre e comunque la razionalità alle nostre scelte per vivere una vita consapevole e soprattutto indirizzata a ciò che per noi è rilevante ed importante.

Come facciamo a bypassare la parte rettiliana per far si che possiamo evolvere attraverso un impegno prolungato supportato dall’accumularsi dei nostri successi?

Facciamoci piacere la nostra evoluzione. Usiamo il cervello per far sì che il nostro percorso diventi gradevole.

Nella Natura il sistema di apprendimento dei mammiferi è basato sul gioco.

Gli stoici più volte ci ripetono di vivere secondo Natura.

Perchè allora proprio su questi punti non li ascoltiamo?

Possiamo raggiungere molto se, giocando, impariamo anche a crescere. Vi lascio con una metafora di Epitteto che usa Socrate intento, per l’appunto, a giocare a palla:

Socrate giocava con una palla.

E che palla c’era in campo in quell’occasione? Si trattava del vivere, dell’essere tenuto in catene, dell’essere mandato in esilio o a morte, del perdere la propria moglie o i suoi figli o la sua stessa vita.

Questo era in campo e, tuttavia, con questo Socrate giocava, maneggiando la palla con bravura.

Allo stesso modo, come lui, anche noi dobbiamo avere da un lato la sollecitudine del giocatore più bravo e, dall’altro, l’indifferenza che ha il giocatore per la palla che gli capita.

Epitteto – Diatribe

MACTE ANIMO!